L’idromele celtico – una risorsa autentica?

Ah, le tribù celtiche – si dipingevano di blu con l’idromele e correvano nude in battaglia. Giusto?

Si sballavano come aquiloni per spaventare i loro nemici e migliorare la loro ferocia perché, come tutti sappiamo, il guado è un potente allucinogeno. Giusto?

Abbiamo visto tutti Braveheart, e quel film di Re Artù in tv – in quello hanno anche chiamato la gente ‘Woads’, vero? Certo, allora deve essere vero…

Anche se sembra ben attestato nei racconti dei testimoni oculari, gli studiosi mettono in dubbio la veridicità di questa credenza, ma questo non sembra filtrare nelle comunità di body art o di rievocazione celtica con grande velocità.

Personalmente, credo che le antiche tribù dell’Irlanda e delle isole britanniche, come i Pitti e i Britanni più meridionali, utilizzassero metodi di tatuaggio e decorazione del corpo come parte dei loro rituali di battaglia, spirituali e persino quotidiani.

Herodiano, nel I secolo CE (Era Comune), disse delle tribù –

“essi bucano i loro corpi con forme raffigurate di ogni sorta di animali. E questa è la ragione per cui non indossano vestiti, per evitare di coprire i disegni sui loro corpi.”

Sono incline però a contestare almeno il ‘fatto’ che usavano l’erba medica per tingersi di blu.

La fonte più spesso citata per questa credenza prevalente è la descrizione registrata dall’imperatore romano Cesare dei Brittani, una tribù celtica. È stata comunemente tradotta come:

“Tutti i Britanni si tingono la pelle con il guado, che produce un colore bluastro e li fa apparire orribili in battaglia”.(1)

L’originale latino, tuttavia, dice: “Omnes vero se Britanni vitro inficiunt, quod caeruleum efficit colorem”. Il “vitro inficiunt” potrebbe tradursi classicamente come ‘macchiare/tingere con smalti’, o ‘infettarsi con il vetro’.(2)

Il colore blu che descrive potrebbe essere stato causato da vernici per il corpo piuttosto che da tatuaggi, o è possibile che la tribù abbia usato tecniche di scarificazione o ‘aghi’ di vetro per tatuarsi. Ma probabilmente non con il guado. Perché no?

Guado (Isatis tinctoria)

Anche se è un meraviglioso colorante indaco per materiali, un inchiostro naturale sicuro e biodegradabile, e sta anche dimostrando la sua utilità come conservante del legno; fa abbastanza schifo come vernice per il corpo, o come inchiostro per tatuaggi.

E’ estremamente caustico – quando viene usato come inchiostro per tatuaggi si brucia letteralmente in superficie, e anche se guarisce velocemente, lascia una quantità eccessiva di tessuto cicatriziale. Ahimè, niente di blu.

Un tatuatore, Pat Fish, è spesso citato per aver detto che crede che i Celti usassero il rame come colore blu e la cenere di legna da ardere o il nerofumo per un nero.(3)

Tracce di pigmenti a base di rame sono state trovate su un corpo antico, scavato da una palude nel Cheshire, Regno Unito. Questo sembrerebbe indicare la presenza di tatuaggi di rame di qualche tipo, che sarebbero stati colorati di blu. Naturalmente, ora sappiamo che il rame è altamente tossico, e non lo useremmo sul o nel nostro corpo.

Dalle mie esperienze con il guado in polvere, usandolo come vernice per il corpo, ho dovuto mescolarlo con qualcosa (ho provato il gel per capelli, il gel glitterato per il corpo commerciale, e anche la colla PVA! Anche in questo caso, le striature sono dappertutto o semplicemente si asciugano e si sfaldano. Non ricorda del tutto un guerriero indurito dalla battaglia.

Anche sembra che non macchi particolarmente la pelle. Forse si macchia in certe zone, come le punte delle dita o i gomiti, a causa di un contatto prolungato. Ma lo stesso vale per qualsiasi cosa.

E inoltre, le cuticole sbavate di blu e i gomiti colorati non impressionano particolarmente nessuno in battaglia, anche se ci si prende il tempo di assicurare che si tratta di autentico guado celtico.

E all’altra credenza comune, quella di alti Celti che girano?

Il guado non è un forte allucinogeno. Al massimo è un blando psicotropo. I resoconti di pazzia da battaglia antica/festa moderna indotta dal guado devono essere stati, a mio avviso, molto esagerati. Tipi pagani, raccogliete la vostra gente?

Tutto sommato, l’unica possibilità pratica è che il guado fosse usato sul campo di battaglia come possibile agente cauterizzante delle ferite, a causa delle sue proprietà astringenti.

E’ un bel pensiero per quelli di noi che sono orgogliosi della nostra eredità ‘celtica’ – e uso il termine in senso accademico, vi prego di capirlo – essere in grado di usare gli stessi materiali o tecniche dei nostri antenati, per sembrare gli stessi o forse anche produrre gli stessi effetti.

Posso capire perché può essere difficile da abbandonare. Anche se la prova effettiva o l’effetto ottenuto è deludente nel migliore dei casi, e nel peggiore, un po’ rischioso nelle mani degli inesperti.

Una possibile alternativa al guado o al rame, che sarebbe stata anche disponibile all’epoca, è il ferro.

Giulio Cesare, commentando le prime tribù celtiche, disse che avevano “disegni scolpiti nei loro volti dal ferro”.(4) Il ferro potrebbe essere usato per produrre un inchiostro o una tintura di colore blu, se maneggiato da un esperto.

Non provateci a casa, ragazze e ragazzi! Tuttavia, con la pura bellezza dell’arte celtica e i meravigliosi tatuatori che sono disponibili ora, incoraggerei l’uso di questi per connettersi con o emulare i guerrieri di un tempo, piuttosto che i rozzi inchiostri che impiegavano.

Dopo tutto, il popolo celtico non era niente se non altamente adattabile. Se avessero avuto il tipo di inchiostro di alta qualità che abbiamo a disposizione ora, dubito seriamente che la limatura di rame, o il guado, avrebbero avuto uno sguardo.

Risorse

(1) – Philip Freeman, “War, Women, and Druids”, University of Texas Press, U.S.A. ISBN: 0-292-72545-0
(2) – Encyclopedia, Columbia University press (online): http://www.answers.com/topic/picts
(3) – ad esempio nel suo articolo per “An Scathán”, intitolato “Celtic Tattooing: Primitive art form emerge in America”, disponibile online a: http://www.underbridge.com/scathan/archive/1995/11_november/11.11.tattoo.html
(4) – Giulio Cesare, “Commentarii de Bello Gallico”, circa 55 BCE (Before Common Era)

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(Questo articolo)

Prima pubblicazione nordamericana, Tattoo Revue Magazine.
Prima pubblicazione canadese, Celtic Heritage Magazine

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