Sommario del Federalista 39

Sommario del Federalista 39

Sommario del Federalist Paper 39: James Madison 16 gennaio 1788

James Madison

Madison inizia la “candida indagine sul piano di governo riportato dalla Convenzione” definendo una forma repubblicana di governo e poi rispondendo alle critiche riguardanti il fatto che il piano proposto sia federale o nazionale, cioè una confederazione di Stati o un consolidamento di Stati. Quest’ultimo punto importante è la differenza tra gli Stati che mantengono la loro sovranità se federale vs. un’Unione con il controllo diretto del popolo se un governo nazionale. Una definizione di repubblicanesimo è necessaria perché la storia ha confuso la questione. Una repubblica è “un governo che deriva tutti i suoi poteri direttamente o indirettamente dal grande corpo del popolo; ed è amministrato da persone che ricoprono i loro uffici per un periodo limitato o per buona condotta”. Un confronto di questa definizione con le singole Costituzioni statali mostra che per la maggior parte degli Stati hanno una forma di governo repubblicana.

Ma i critici sostengono che avrebbero dovuto anche conservare la forma federale di governo come nell’Articolo della Confederazione. Per determinare se il carattere del governo proposto è federale o nazionale dobbiamo guardare a tre oggetti; qual è il fondamento della sua istituzione, quali sono le fonti dei suoi poteri e il funzionamento e l’estensione di essi, e con quale autorità devono essere fatti i futuri cambiamenti.

Sommario federalista 39 riguardo al processo di ratifica

L’istituzione del governo avviene attraverso un processo di ratifica in cui le decisioni sono prese a livello statale da funzionari eletti dal popolo a tale scopo. La ratifica viene fatta con un solo voto da ciascuno degli Stati sovrani indipendenti che desiderano far parte della nuova Unione, quindi si tratta di un atto federale. Ogni Stato che non ratificasse la Costituzione non sarebbe membro dell’Unione. Se fosse stato necessario il voto di tutto il popolo per ratificare, sarebbe stato un atto nazionale, ma non era questo il caso, quindi un atto federale.

La prossima relazione è quella delle fonti da cui il governo deriva i suoi poteri. La camera dei rappresentanti deriva i suoi poteri dal popolo e il popolo è rappresentato nella stessa proporzione in cui è all’interno di ogni Stato, quindi una posizione nazionale. Il Senato deriva i suoi poteri dagli Stati le cui legislature scelgono i senatori con due per ogni Stato, che è una posizione federale. I poteri del presidente derivano da una fonte composta dove le legislature degli Stati scelgono gli Elettori per dare voti pari alla somma dei senatori e dei rappresentanti che vengono contati dal presidente del Senato, e se non viene raggiunta la maggioranza da nessun candidato la Camera vota per selezionare il vincitore. “Da questo aspetto del governo, esso appare di carattere misto presentando almeno altrettante caratteristiche federali e nazionali.”

Il funzionamento del governo è in primo luogo direttamente sul popolo quindi nazionale. Ma l’estensione “del governo proposto non può essere considerata nazionale poiché la sua giurisdizione si estende solo ad alcuni oggetti enumerati e lascia ai diversi Stati una sovranità residua e inviolabile su tutti gli altri oggetti”.

L’ultima questione quella degli emendamenti non è né interamente nazionale né interamente federale. Il fatto che siano richiesti i voti degli Stati la rende federale, ma poiché non è richiesto un voto unanime, questa è una caratteristica nazionale. Quindi in sintesi la Costituzione proposta non è né una costituzione nazionale né una costituzione federale ma una composizione di entrambe. La ratifica è federale, le fonti di potere sono entrambe, il funzionamento è nazionale, l’estensione dei poteri è federale e l’autorità di modifica è entrambe.

Sommario federalista 39 Scritto da Donald Mellon

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