Perché diciamo che le squadre ricevono un ‘Bye’?

Cosa sapere

Nello sport, bye si riferisce a una squadra che avanza automaticamente al turno successivo del torneo senza gareggiare e bye week si riferisce a una settimana di riposo programmata per una data squadra. Il termine non è legato a bye, ma si crede invece che sia un’alterazione di by, come nel caso in cui la squadra è “in attesa” di giocare più tardi, o “bypassata” mentre altre squadre giocano. Uno dei primi sport a presentare un bye è il coursing; l’ortografia b-y-e è probabilmente influenzata da un termine esistente del cricket in cui un wicket-keeper perde una palla.

La settimana di bye, con quarterback professionisti in poltrona

Molte persone potrebbero vedere la parola bye e interpretarla come una forma abbreviata del comune addio. Anche noi la vediamo a volte resa in questo modo nella stampa:

Alexander, tuttavia, saltò in piedi e prese il suo zaino. “Devo far vedere alla mamma tutti i piccoli passeggini. Ciao, Charlie”. Salutò mio fratello. “Ci vediamo dopo, Bug Man”.
– Pam Zollman, Don’t Bug Me!, 2001

Uso di ‘Bye’ nello sport

Bye si trova anche in un paio di usi diversi relativi allo sport e alla programmazione dei tornei.

Nella National Football League, per esempio, ogni squadra è programmata per avere una settimana verso la metà della stagione in cui non gioca una partita. Questa settimana è chiamata “bye week”.

Con la riserva Brad Johnson al quarterback, c’è una mentalità di attesa fino al ritorno del titolare Tony Romo dal mignolo destro rotto, che gli ha fatto perdere due partite e probabilmente lo terrà a riposo fino al 16 novembre, dopo la settimana di riposo dei Cowboys.
– Peter King, Sports Illustrated, 3 novembre 2008

In alcuni formati di torneo, alcuni partecipanti (di solito quelli che hanno già vinto un determinato numero di partite) sono automaticamente avanzati ad un ulteriore turno di gioco (un turno di semifinale, forse) senza bisogno di giocare il turno (in questo caso, il quarto di finale) che altre squadre dovrebbero giocare e vincere per qualificarsi a quel turno ulteriore. Si dice che i partecipanti che avanzano automaticamente guadagnano un bye per quel turno saltato. A volte questo si verifica a causa del fatto che c’è un numero dispari di concorrenti, lasciando così almeno uno senza un avversario.

Chiedetegli di questa stagione, la migliore dei suoi nove anni di carriera, e lui dice “noi” e “i miei compagni di squadra” così spesso, che pensereste che qualsiasi Joe con i peli del viso funky potrebbe guidare i Broncos ad un bye di playoff al primo turno.
– Seth Wickersham, ESPN The Magazine, 16 gennaio 2006

Gli uomini sono stati sorteggiati per giocare come segue: Butler contro Ostrander, Turnbull contro Johnson, mentre Warfield ha ottenuto un bye.
– Hamilton Literary Magazine (Hamilton College, N.Y.), giugno 1896

Il ‘Bye’ è l’abbreviazione di ‘Goodbye’?

Come siamo arrivati a bye come parola per riferirci a questi casi in cui non è previsto un avversario per un concorrente?

Non ha nulla a che fare con gli addii (anche se si potrebbe pensare ai partecipanti che ricevono un bye come se si allontanassero dal campo per un momento). Piuttosto, si ritiene che il senso sportivo di bye sia un’alterazione della preposizione by. La connessione qui è che uno che non partecipa a un round è “in attesa” o viene “bypassato” mentre gli altri giocano i loro round.

Come si è arrivati a preferire l’ortografia bye in questi casi?

Secondo citazioni che risalgono al 1840, uno dei primi sport documentati a fare uso di qualcosa chiamato bye è il coursing (l’inseguimento di selvaggina in corsa con cani che seguono a vista invece che a fiuto). Un cane che correva un bye eseguiva il suo percorso anche se non aveva un avversario designato, spesso perché c’era un numero dispari di concorrenti. Il cane dispari sarebbe stato obbligato a correre, tuttavia, in modo da assicurarsi di correre lo stesso numero di corse degli altri concorrenti in campo – e, presumibilmente, in modo che non avrebbe poi avuto il vantaggio delle gambe fresche.

A quel tempo, l’ortografia bye aveva già un suo uso sportivo nel gioco del cricket. In quel gioco, si riferiva non ad una programmata senza avversario, ma ad una corsa segnata su una palla mancata dal wicket-keeper.

Dato che i giornalisti incaricati di coprire uno sport (il cricket) potevano essere assegnati anche a coprire altri sport (come il coursing), non è difficile immaginare perché avrebbero preferito l’ortografia che era già familiare dal cricket. Così ora abbiamo bye e bye week per tutti i tipi di sport e giochi.

E ora, fino alla prossima volta, vi salutiamo.

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