Inglese, irlandese, scozzese: They’re All One, Genes Suggest

Dr. Oppenheimer si è basato sul lavoro di Peter Forster, un genetista della Anglia Ruskin University, per sostenere che il celtico è una lingua molto più antica di quanto si supponga, e che i parlanti celtici potrebbero aver portato la conoscenza dell’agricoltura in Irlanda, dove apparve per la prima volta. Egli adotta anche l’argomento del Dr. Forster, basato su un’analisi statistica del vocabolario, che l’inglese è un antico, quarto ramo dell’albero delle lingue germaniche, ed era parlato in Inghilterra prima dell’invasione romana.

Si suppone di solito che l’inglese si sia sviluppato in Inghilterra, dalla lingua degli Angli e dei Sassoni, circa 1.500 anni fa. Ma il Dr. Forster sostiene che gli Angli e i Sassoni erano entrambi popoli vichinghi che iniziarono a razziare la Gran Bretagna prima del calendario storico accettato. Non portarono la loro lingua in Inghilterra perché l’inglese, secondo lui, era già parlato lì, probabilmente introdotto prima dell’arrivo dei Romani da tribù come i Belgae, che Giulio Cesare descrive come presenti su entrambi i lati della Manica.

I Belgae potrebbero aver introdotto qualche tecnica di trasformazione sociale, come la lavorazione del ferro, che avrebbe portato la loro lingua a soppiantare quella degli abitanti indigeni, ma il dottor Forster ha detto di non aver ancora identificato alcuna innovazione specifica dai dati archeologici: Il germanico occidentale, che comprende il tedesco e l’olandese; il germanico orientale, la lingua dei Goti e dei Vandali; e il germanico settentrionale, costituito dalle lingue scandinave. L’analisi del Dr. Forster mostra che l’inglese non è un ramo del germanico occidentale, come si suppone di solito, ma è un ramo indipendente dagli altri tre, il che implica anche una maggiore antichità. Il germanico si è diviso nei suoi quattro rami circa 2.000-6.000 anni fa, stima il Dr. Forster.

Gli storici hanno solitamente assunto che il celtico fosse parlato in tutta la Gran Bretagna quando arrivarono i romani. Ma il Dr. Oppenheimer sostiene che l’assenza di nomi di luoghi celtici in Inghilterra – le parole per i luoghi sono particolarmente durevoli – rende questo improbabile.

Se i popoli delle isole britanniche hanno la maggior parte del loro patrimonio genetico in comune, con le loro differenze costituite solo da un sapore regionale di celtico a ovest e di nord europeo a est, potrebbe questa percezione attirarli insieme? I genetisti vedono poche prospettive che le loro scoperte possano ridurre le differenze culturali e politiche.

Il mito culturale celtico “è molto radicato e ha molto a che fare con l’identità scozzese, gallese e irlandese; la loro principale caratteristica identificativa è che non sono inglesi”, ha detto il dottor Sykes, un inglese che ha rintracciato il suo cromosoma Y e il suo cognome ad un antenato che ha vissuto nel villaggio di Flockton nello Yorkshire nel 1286.

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