Se ti sei mai fatto fare un ritratto di strada da un vignettista, avrai senza dubbio familiarità con ciò che è considerata una caricatura. Usata principalmente per descrivere un disegno divertente in cui le caratteristiche di una persona sono esagerate dall’artista per un effetto umoristico, è essenzialmente un modo sintetico di descrivere ciò che la maggior parte delle persone pensa come un cartone animato. Questo concetto, tuttavia, è insufficiente – per gli scrittori, “caricatura” ha un significato più profondo in senso letterario, che si applica tanto alla narrativa quanto all’arte.
La parola caricatura ha origine dal verbo italiano caricare, che significa caricare, quindi non è una sorpresa vederla descrivere opere artistiche cariche di abbellimenti per effetto umoristico. Nella narrativa, lo scopo della caricatura non è solo quello di enfatizzare le qualità fisiche come farebbe un cartone animato, ma anche di esagerare certi aspetti di un personaggio per renderli più divertenti o degni di nota. Questo tende ad essere fatto per fare un punto satirico, ecco perché è così popolare nelle opere di satira, ma se fatto con tatto la caricatura può anche essere usata per rendere i vostri personaggi più coinvolgenti e memorabili.
Nel David Copperfield di Charles Dickens, la descrizione di Uriah Heep è una caricatura vivida come qualsiasi cartone animato, dal momento stesso in cui l’autore descrive la sua “faccia cadaverica”:
i cui capelli erano tagliati come la stoppia più corta; che non aveva quasi nessuna sopracciglia, né ciglia, e gli occhi di un rosso-marrone, così poco riparati e poco ombreggiati Aveva le spalle alte e ossute; era vestito di un nero decente, con un ciuffo bianco di una camicia da collo; abbottonato fino alla gola; e aveva una mano lunga, allampanata e scheletrica
David Copperfield di Charles Dickens
Anche i manierismi di Uriah Heep e le strette di mano appiccicose gridano alla caricatura, il che fa sì che il lettore lo disprezzi, nelle parole di Dickens, come un “mostro in veste umana”.’ Detto questo, queste descrizioni non sarebbero nulla se non fosse per le motivazioni di Uriah, che il lettore alla fine impara che sono insincere e sicofantiche, rendendo la caricatura del suo comportamento ancora più pertinente. È per questo motivo che considero Dickens un caricaturista tanto quanto un autore – dopo tutto, molti dei principali fumettisti vittoriani dell’epoca (come Phiz e George Cruikshank) portarono in vita i personaggi di Dickens nelle illustrazioni dei libri immediatamente dopo la pubblicazione.
Ma la caricatura può andare oltre le semplici motivazioni dei personaggi, specialmente se hanno un messaggio sociale. In Frankenstein di Mary Shelley – la storia di un medico che crea un mostro da un corpo inanimato – vediamo un mito della nascita che commenta non solo l’ascesa degli uomini che giocano a fare Dio nella scienza, ma anche la satira delle opinioni della società sulla genitorialità. Vale la pena notare che Shelley stessa era figlia di un solo genitore, dato che sua madre morì entro un mese dalla sua nascita. Perciò è facile interpretare il mostro di Frankenstein come un bambino, proprio come Shelley si sentiva lei, alla deriva in un mondo che crede che l’unità madre-padre sia ideale, e che qualsiasi cosa di meno sia un’aberrazione.
In tutto il romanzo di Mary Shelley, l’età mentale del mostro rimane quella di un bambino, e lo vediamo soffrire per mano di una folla urlante che disprezza le sue deformità e lo declama come un abominio. Il mostro di Frankenstein è una caricatura in molti modi diversi; non solo nel modo in cui appare o si comporta, ma come un’incarnazione degli atteggiamenti dell’inizio del XVIII secolo nei confronti dell’allontanamento dei genitori, o anche delle opinioni dell’era Regency sulla disabilità. La caricatura in letteratura ha una tela più ampia di quanto un fumettista potrebbe mai sognare, quindi uno scrittore sarebbe saggio a padroneggiare i suoi usi.
Nel tempo, il significato della parola caricatura è stato amalgamato con le parole cliché e stereotipo, ed è quindi considerato negativamente. Uno scrittore che ricorre a tali tecniche rischia di essere considerato poco sofisticato o fuori dal mondo; colpevole di optare per ritratti di personaggi pigri per ridere a buon mercato per evitare di rendere le sue storie (e i suoi personaggi) più complesse. Detto questo, credo ancora che la caricatura abbia molti usi positivi e non dovrebbe essere completamente ignorata. Mentre è vero che una storia che ritrae un grasso e avido banchiere con baffi da gatto sarebbe davvero da sbadiglio, ci sono altri modi in cui la caricatura può servire uno scopo oltre a quello di affermare l’ovvio.
Dovrete avere un chiaro senso di chi sia il vostro personaggio. Come potete descriverli, o raffigurarli, in modi che li rendano più evidenti al vostro pubblico? Cosa li distingue, o li rende diversi dagli altri personaggi della vostra storia? Visivamente parlando, dovrebbero avere caratteristiche o manierismi che vale la pena enfatizzare per un effetto umoristico o sinistro? Ci sono aspetti della personalità del vostro personaggio che potete esagerare per farli capire meglio al lettore, magari prefigurando eventi successivi nella trama? O meglio ancora, ci sono metafore che potete usare per descrivere il comportamento del vostro personaggio per trasmettere le sue motivazioni in modo più astratto, sempre per alludere a qualcosa di più profondo? Questi sono i primi passi per abbracciare l’uso della caricatura e tutte le domande possono essere affrontate senza compromettere la qualità della vostra storia nel suo complesso.
E’ solo ricordando la somiglianza tra la ‘caricatura’ visiva e la ‘caricatura’ letteraria che scoprirete nuovi modi di scrivere una storia per applicarla più ampiamente. Per cominciare, dovrete evitare di vedere la caricatura come una semplice vignetta e cominciare a vederla come un modo non visivo per dare ai vostri personaggi delle sfaccettature in più. Immaginateli nella vostra testa, con tutti i mezzi, ma la vostra rappresentazione in prosa dovrebbe mirare ad essere più poetica nel modo in cui usate l’esagerazione per esprimere i loro pensieri, il loro aspetto e le loro azioni. Una volta imparato questo, vi renderete conto che la caricatura è più elaborata e più gratificante di quanto molti scrittori si rendano conto, e vale la pena abbracciare. Forse è il momento di farla rivivere.