Come usare il Time-In come alternativa disciplinare al Time-Out | Bambino Creativo

Conosci la scena. State cercando di far sedere il vostro bambino urlante e scalciante sulla sedia del time-out, e lui non collabora. Si alza ogni 3 secondi, quindi dovete continuare a trascinarlo sulla sedia. Il tempo riparte perché si è alzato di nuovo. Tre minuti finiscono per durare 20. Lui piange e tu stai per piangere… o urlare… o rinunciare del tutto e andare a prendere un bicchiere di vino. I time-out possono essere un’enorme lotta di potere, specialmente se hai un bambino con una forte volontà. Sono difficili anche per i bambini sensibili. Il più delle volte, non funzionano nemmeno per cambiare il comportamento e si finisce bloccati in un ciclo infinito di comportamenti sbagliati, time-out e frustrazione. Niente succhia la gioia della genitorialità come le lotte di potere quotidiane.

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La buona notizia è che c’è un’alternativa che molti genitori, me compreso, trovano essere molto più efficace. Per capire come implementare il time-in, bisogna prima capire perché questo approccio ha senso. Leggete The Brain Science that Changes Parenting per un post più completo sul “perché” dietro questa alternativa di time-out. Per riassumere ai fini di questo articolo, il cervello, per semplificare molto, può essere diviso in due parti principali che la dottoressa Tina Payne-Bryson e il dottor Daniel Siegel chiamano “cervello di sopra” e “cervello di sotto”. Il piano superiore è dove si trovano il ragionamento superiore, il pensiero logico, l’empatia, la regolazione delle emozioni, la moralità e altro ancora. Il piano di sotto è primitivo e reattivo.

“Vogliamo coinvolgere le parti superiori che possono aiutare a sovrascrivere le parti inferiori e reattive. A quale parte del cervello pensate che faccia appello la punizione? A quale parte fa appello l’essere ignorati? E le minacce? Questi comportamenti genitoriali attivano tutti il cervello rettiliano reattivo. Loro (Bryson e Siegel) lo chiamano “punzecchiare la lucertola”. Ma, dimostrando empatia e rispetto e impegnandosi nel problem-solving, non si comunica una minaccia, e il cervello rettiliano può rilassare la sua reattività. Questo è il motivo per cui sono passata dal time-out (che mio figlio percepiva come una minaccia) al time-in, perché volevo fare appello al suo cervello superiore, non continuare ad accendere il loro cervello inferiore. È il motivo per cui ora coinvolgo entrambi i miei figli nella risoluzione dei problemi quando si presenta un problema, piuttosto che punirli.

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Quando aiutiamo costantemente un bambino a calmarsi e lavoriamo con loro per insegnare un buon processo decisionale, stiamo effettivamente rafforzando le connessioni neurali nel loro cervello superiore.”

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